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Non si può morire così...
Stefano Frapporti era un muratore di 48 anni. Il 21 luglio 2009 andava in giro in bicicletta quando è stato fermato da due carabinieri in borghese per un'infrazione stradale. Portato in carcere perché sospettato di spaccio non uscirà mai vivo dalla cella.

Questo blog nasce dalla volontà della famiglia di ottenere chiarezza su quel che è successo a Stefano e per chiedere che venga fatta giustizia.



ASSEMBLEA PUBBLICA TUTTI I MARTEDI' DALLE 20.00 ALLA SEDE DELL'ASSOCIAZIONE "STEFANO FRAPPORTI" IN VIA CAMPAGNOLE 22.

domenica 1 novembre 2009

Morire di carcere

Da gennaio a ottobre nelle carceri italiane sono morti 146 detenuti, di cui 59 per suicidio
A cura del centro studi di Ristretti Orizzonti

La morte di Stefano Cucchi e l'ondata di indignazione al riguardo, soprattutto dopo la pubblicazione delle sconvolgenti immagini del suo corpo martoriato, sono un fortissimo e drammatico richiamo alla realtà: per tutti coloro che si occupano di carcere, per lavoro o per impegno civile, ma anche per chi ne sente parlare soltanto dai giornali e soltanto quando in carcere finiscono persone famose. Ma la realtà del carcere ha poco a che spartire con il mondo leggero dei rotocalchi, è una realtà dura e cattiva.

Quando il sistema penitenziario italiano viene definito fuori-legge, illegale, incivile (parole più volte usate dallo stesso Ministro della Giustizia), vuol dire che la sofferenza di chi sta in carcere supera il livello ritenuto ammissibile, che la pena diventa supplizio. Soffrono in primo luogo i detenuti, ma soffre anche la polizia penitenziaria, che nell'ultimo mese ha pagato con tre suicidi lo stress di un lavoro sempre poco riconosciuto. E dove gli agenti stanno male, devono fare turni di 12 ore, e via dicendo, non ci sarà un bel clima neanche per detenuti.

Il Bollettino degli eventi critici negli Istituti penitenziari (realizzato dal Ministero della Giustizia) è un documento conosciuto solo dagli addetti ai lavori: parla di morti, suicidi, autolesionismi, scioperi della fame, ma anche di proteste collettive ed evasioni. Lo alleghiamo al dossier Morire di carcere di questo mese, in modo da fornire anche un riscontro ufficiale al nostro monitoraggio. Nel bollettino del Ministero c'è una serie storica dei decessi di detenuti, dal 1992 al 2008: mediamente ogni anno muoiono 150 detenuti, di cui circa un terzo per suicidio e gli altri due terzi per cause naturali non meglio specificate. Gli omicidi registrati sono 1 o 2 l'anno.

Con il nostro dossier cerchiamo di dare una lettura diversa a queste morti, distinguendo quelle causate da malattia da quelle per overdose (di droghe, di farmaci, di gas butano), ma anche segnalando i casi nei quali vengono aperte inchieste giudiziarie per l'accertamento delle cause di morte: sono le cause da accertare, che a volte rimangono tali finché cadono nel dimenticatoio (sulla morte di Marcello Lonzi, avvenuta nel 2003 nel carcere di Livorno, ancora non c'è una verità accertata). Alleghiamo anche un altro documento, il riepilogo dei casi raccolti nel Dossier 2009 (non sono tutti quelli verificatisi, perché non sempre le notizie delle morti in carcere vengono divulgate).

Noi raccogliamo le vicende segnalate dai media, dal volontariato, dai parenti dei detenuti, da qualche parlamentare particolarmente attento a queste problematiche, etc. Nel riepilogo si può notare, ad esempio, che i suicidi riguardano prevalentemente i detenuti più giovani; addirittura i 10 morti di carcere più giovani del 2009 sono tutti suicidi e 2 avevano solo 19 anni. Le morti per cause da accertare sono più numerose di quelle per malattia.

I dati complessivi del 2009 (aggiornati al 30 ottobre) denunciano un aumento di ben 20 suicidi rispetto ai primi 10 mesi del 2008, mentre il totale delle morti di carcere hanno già superato il totale dello scorso anno: 146 contro 142.

Il curatore del Dossier Francesco Morelli

Consulta il dossier Morire di Carcere

2 commenti:

  1. ma cosa fanno i nostri politici x evitare tutto questo??
    carceri + vivibili?? forze dell'ordine in rapporto ai detenuti??

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  2. Non si dimentica.
    "Io non scordo Stefano Frapporti" si legge ormai fuori dalle finestre e dai balconi.
    E se anche non si leggesse la gente non si dimentica.
    Bisogna dar fine a questa repressione,
    Stefano è stato una vittima e ne è stato prova certa.
    Come anche gli altrettanti morti in questo modo.

    ASSASSINI
    ASSASSINI
    ASSASSINI

    Non ci sono parole per riempire questo vuoto.

    Al prossimo corteo.

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