giovedì 31 dicembre 2009
Replica rappresentazione teatrale
martedì 29 dicembre 2009
Solidarietà ai detenuti in lotta
Rassegna stampa della rappresentazione su Stefano
Dramma e morte di «Cabana» tra dubbi e sospetti
Sono passati cinque mesi da quando Stefano Frapporti, operaio edile incensurato, è morto nella cella numero cinque della casa circondariale di via Prati. Poche ore prima era stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di hascisc e una volta portato in carcere si è tolto la vita. Da quel giorno, la famiglia e i tantissimi amici di «Cabana» cercano di tenere vivo il suo ricordo e chiedono che sia fatta giustizia, che si trovi una spiegazione a quella morte assurda e alla dinamica che ha condotto dietro le sbarre un uomo di quasi cinquant’anni che mai ha avuto a che fare con la giustizia. Ieri sera, proprio per fornire una spiegazione diversa da quella affidata ai verbali dei carabinieri e della polizia penitenziaria, alla sala Filarmonica la tragedia di fine luglio è stata messa in scena con contributi filmati e testimonianze.
Quelle ultime ore di vita di Stefano Frapporti, che lasciano ancora inevasi moltissimi interrogativi, sono dunque diventate una pièce teatrale, una rilettura recitata che abbraccia un arco di tempo che va dal controllo dei militari in borghese fino all’impiccagione in carcere.
L’idea è venuta ad un ex insegnante di diritto in pensione, Fabio Tittarelli, romano con radici trentine, e la rappresentazione ha richiamato alla Filarmonica il pienone delle grandi occasioni. La sala, infatti, era gremita a testimonianza delle tante persone che conoscevano, stimavano e amavano «Cabana».
In scena sono state palesate le incongruenze dei verbali ufficiali delle forze dell’ordine e sono state rilette quelle ore senza spiegazione da varie angolature. La rappresentazione è stata volutamente condotta da attori non professionisti, amici di Stefano che, pur magari non recitando da premio Oscar, hanno avuto il merito di rendere più reale il testo perché narrato con il cuore e non solo con la mente. Oltre alla recita, ampio spazio è stato concesso alle ricostruzioni grafiche del vari movimenti di Stefano, non tanto per fornire un’altra verità ma per esaltare il dubbio e i tanti omissis che l’intera vicenda contiene e che, si augurano autori e familiari, possano un giorno essere chiariti.
L'Adige, 23/12/2009
La fine di Frapporti raccontata sul palco
La sua storia, la storia di quelle drammatiche ore, è diventata una rappresentazione in un unico atto, nel quale recitano gli amici del muratore scomparso, coinvolti nei diversi ruoli: due carabinieri, che alla bisogna diventano guardie del carcere, Stefano e il medico che ne constata la morte. La vicenda viene interpretata leggendo in controluce ciò che dicono - o omettono di dire - i verbali.
L’impressione è forte, perchè dalle striminzite righe stese da carabinieri e guardie è possibile inferire di tutto: quello che pare il significato letterale a una prima lettura può nascondere uno scenario diverso. A volte molto diverso, perché a giudizio degli amici e dei parenti di Frapporti peristono molti dubbi sulla consequenzialità dei racconti, sulla loro coerenza. Dubbi che partono dal momento in cui Frapporti viene bloccato in via Campagnole da due carabinieri in borghese: la versione che si legge sui verbali racconta fatti diversi da quelli a cui hanno potuto assistere alcuni passanti, conoscenti di Stefano che in quel momento si trovavano proprio lì davanti. Certe incongruenze del racconto ufficiale vengono sezionate dal testo teatrale: si mostra in tempo reale cosa dicono i verbali e cosa si può capire tra le righe, alla ricerca della verità. Se la verità giudiziaria è che Stefano si è ucciso in carcere e che non ci sono responsabilità di terzi (il pm De Angelis ha già richiesto l’archiviazione dell’indagine sulla morte), la sua famiglia e i suoi amici sono convinti che se non fosse stato arrestato, “Cabana” (il soprannome con cui Frapporti era conosciuto) sarebbe ancora tra loro. L’essere stato trattato da delinquente dopo una vita dedicata al lavoro, senza mai aver infranto la legge - se si eccettua una multa per una banale infrazione al codice della strada qualche anno fa -, deve averlo ferito in modo irreparabile. Al punto di spingerlo a farla finita.
Nello spettacolo, creato su quello che doveva essere un dossier tecnico sulla vicenda, tutto ciò emerge. «Mostriamo delle ricostruzioni possibli - ha spiegato Tittarelli -, alcune sono più estreme e non è detto che rappresentino la realtà. Ma i dubbi che abbiamo sono ancora molti». E sono destinati a rimanerlo, visto che la rappresentazione non cambia lo stato delle cose. «Per noi però - racconta Romeo, che sul palco fa la parte di Stefano - è stato molto bello lavorare assieme, ritrovarci come gruppo di amici. Con alcuni ci si era persi di vista, ora tanti rapporti si sono riallacciati». L’eredità affettiva di Stefano diventa indagine sulla sua fine, e l’indagine spettacolo. Per non arrendersi all’oblio. E ieri in tanti hanno seguito la prima alla Filarmonica controllata da un buon numero di agenti.
Il Trentino, 23/12/2009
giovedì 17 dicembre 2009
sabato 12 dicembre 2009
I FAMILIARI DI STEFANO CONTESTANO LA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE DA PARTE DEL PROCURATORE DOTT. DE ANGELIS
Sin dall’inizio di questa tragica vicenda noi abbiamo espresso pubblicamente la nostra dubbiosità sull’operato della giustizia, ma in fondo un filo di speranza rimaneva comunque.
Ora anche quel filo è svanito.
Leggendo le motivazioni con le quali è stata richiesta l’archiviazione al caso da parte del dott. De Angelis ci sentiamo veramente delusi, sfiduciati, ma soprattutto offesi per quello che ci è stato accreditato. Così scrive il procuratore: “le considerazioni elencate nella memoria depositata nell’interesse dei fratelli di Frapporti Stefano in cui per un verso si sostiene in punto di diritto l’illegittimità dell’arresto e per altro verso, addirittura, si insinua, in punto di fatto la commissione di gravi delitti ad opera dei carabinieri, con allusioni che rasentano i limiti della calunnia”.
Riguardo a queste considerazioni, ci teniamo a precisare che il nostro comportamento è stato dall’inizio fin troppo corretto, ma rimane evidente che colpiti da un simile dolore nessuno potrà mai vietarci di pensare, dubitare, porci delle domande e di esprimere le nostre perplessità sui tanti lati oscuri che avvolgono questa tragedia.
Per noi la vita ha un valore inestimabile e la morte lascia un grande vuoto incolmabile.
Per questo motivo riteniamo incomprensibile che il dott. De Angelis chieda l’archiviazione, senza aver svolto alcuna indagine sulla parte iniziale di questa vicenda, ossia la più importante: l’arresto di Stefano, sentendo almeno la versione dei testimoni oculari che peraltro danno una versione, sull’operato dei carabinieri, completamente diversa da quella che gli stessi hanno stilato nei verbali.
E’ invece documentato che le uniche indagini sono state effettuate sull’operato delle guardie carcerarie. Ed anche qui apprendiamo versioni che si contraddicono con quelle dichiarateci verbalmente dalle stesse il giorno seguente l’accaduto.
Sarebbero ancora tante le domande senza risposta e non certo di meno importanza ma per il momento ci sembra che bastino…
I fratelli: Ida, Marco e Claudio