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Non si può morire così...
Stefano Frapporti era un muratore di 48 anni. Il 21 luglio 2009 andava in giro in bicicletta quando è stato fermato da due carabinieri in borghese per un'infrazione stradale. Portato in carcere perché sospettato di spaccio non uscirà mai vivo dalla cella.

Questo blog nasce dalla volontà della famiglia di ottenere chiarezza su quel che è successo a Stefano e per chiedere che venga fatta giustizia.



ASSEMBLEA PUBBLICA TUTTI I MARTEDI' DALLE 20.00 ALLA SEDE DELL'ASSOCIAZIONE "STEFANO FRAPPORTI" IN VIA CAMPAGNOLE 22.

martedì 29 dicembre 2009

Rassegna stampa della rappresentazione su Stefano

Dramma e morte di «Cabana» tra dubbi e sospetti

Sono passati cinque mesi da quando Stefano Frapporti, operaio edile incensurato, è morto nella cella numero cinque della casa circondariale di via Prati. Poche ore prima era stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di hascisc e una volta portato in carcere si è tolto la vita. Da quel giorno, la famiglia e i tantissimi amici di «Cabana» cercano di tenere vivo il suo ricordo e chiedono che sia fatta giustizia, che si trovi una spiegazione a quella morte assurda e alla dinamica che ha condotto dietro le sbarre un uomo di quasi cinquant’anni che mai ha avuto a che fare con la giustizia. Ieri sera, proprio per fornire una spiegazione diversa da quella affidata ai verbali dei carabinieri e della polizia penitenziaria, alla sala Filarmonica la tragedia di fine luglio è stata messa in scena con contributi filmati e testimonianze.

Quelle ultime ore di vita di Stefano Frapporti, che lasciano ancora inevasi moltissimi interrogativi, sono dunque diventate una pièce teatrale, una rilettura recitata che abbraccia un arco di tempo che va dal controllo dei militari in borghese fino all’impiccagione in carcere.

L’idea è venuta ad un ex insegnante di diritto in pensione, Fabio Tittarelli, romano con radici trentine, e la rappresentazione ha richiamato alla Filarmonica il pienone delle grandi occasioni. La sala, infatti, era gremita a testimonianza delle tante persone che conoscevano, stimavano e amavano «Cabana».

In scena sono state palesate le incongruenze dei verbali ufficiali delle forze dell’ordine e sono state rilette quelle ore senza spiegazione da varie angolature. La rappresentazione è stata volutamente condotta da attori non professionisti, amici di Stefano che, pur magari non recitando da premio Oscar, hanno avuto il merito di rendere più reale il testo perché narrato con il cuore e non solo con la mente. Oltre alla recita, ampio spazio è stato concesso alle ricostruzioni grafiche del vari movimenti di Stefano, non tanto per fornire un’altra verità ma per esaltare il dubbio e i tanti omissis che l’intera vicenda contiene e che, si augurano autori e familiari, possano un giorno essere chiariti.


L'Adige, 23/12/2009


La fine di Frapporti raccontata sul palco

Non sono attori, ma il modo in cui si sono calati nella parte è impressionante. Il gruppo di lavoro che ha interpretato ieri alla Filarmonica le ultime ore di Stefano Frapporti ha dato il massimo, mettendoci tanta passione civile. La sceneggiatura, stesa dal romano Fabio Tittarelli, è basata in buona parte sui verbali dei carabinieri e delle guardie carcerarie relativi alla sera del 21 luglio, quando Frapporti venne arrestato. Poche ore più tardi, qualche minuto dopo la mezzanotte, il muratore era morto. Impiccato in cella. Incensurato, 49 anni, Stefano Frapporti era stato arrestato per possesso di hashish: perquisendolo dopo averlo fermato per strada, i carabinieri non gli avevano trovato adosso nulla, ma in casa - questo si legge sui verbali - emerse oltre un etto di “fumo”.

La sua storia, la storia di quelle drammatiche ore, è diventata una rappresentazione in un unico atto, nel quale recitano gli amici del muratore scomparso, coinvolti nei diversi ruoli: due carabinieri, che alla bisogna diventano guardie del carcere, Stefano e il medico che ne constata la morte. La vicenda viene interpretata leggendo in controluce ciò che dicono - o omettono di dire - i verbali.

L’impressione è forte, perchè dalle striminzite righe stese da carabinieri e guardie è possibile inferire di tutto: quello che pare il significato letterale a una prima lettura può nascondere uno scenario diverso. A volte molto diverso, perché a giudizio degli amici e dei parenti di Frapporti peristono molti dubbi sulla consequenzialità dei racconti, sulla loro coerenza. Dubbi che partono dal momento in cui Frapporti viene bloccato in via Campagnole da due carabinieri in borghese: la versione che si legge sui verbali racconta fatti diversi da quelli a cui hanno potuto assistere alcuni passanti, conoscenti di Stefano che in quel momento si trovavano proprio lì davanti. Certe incongruenze del racconto ufficiale vengono sezionate dal testo teatrale: si mostra in tempo reale cosa dicono i verbali e cosa si può capire tra le righe, alla ricerca della verità. Se la verità giudiziaria è che Stefano si è ucciso in carcere e che non ci sono responsabilità di terzi (il pm De Angelis ha già richiesto l’archiviazione dell’indagine sulla morte), la sua famiglia e i suoi amici sono convinti che se non fosse stato arrestato, “Cabana” (il soprannome con cui Frapporti era conosciuto) sarebbe ancora tra loro. L’essere stato trattato da delinquente dopo una vita dedicata al lavoro, senza mai aver infranto la legge - se si eccettua una multa per una banale infrazione al codice della strada qualche anno fa -, deve averlo ferito in modo irreparabile. Al punto di spingerlo a farla finita.

Nello spettacolo, creato su quello che doveva essere un dossier tecnico sulla vicenda, tutto ciò emerge. «Mostriamo delle ricostruzioni possibli - ha spiegato Tittarelli -, alcune sono più estreme e non è detto che rappresentino la realtà. Ma i dubbi che abbiamo sono ancora molti». E sono destinati a rimanerlo, visto che la rappresentazione non cambia lo stato delle cose. «Per noi però - racconta Romeo, che sul palco fa la parte di Stefano - è stato molto bello lavorare assieme, ritrovarci come gruppo di amici. Con alcuni ci si era persi di vista, ora tanti rapporti si sono riallacciati». L’eredità affettiva di Stefano diventa indagine sulla sua fine, e l’indagine spettacolo. Per non arrendersi all’oblio. E ieri in tanti hanno seguito la prima alla Filarmonica controllata da un buon numero di agenti.


Il Trentino, 23/12/2009

2 commenti:

  1. Ma le riprese dello spettacolo si possono vedere?
    Ero presente ma..Mi piacerebbe rivederlo e farlo vedere ai miei genitori che non sono potuti venire.
    Fatemi sapere.
    Grazie

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  2. Cara Ida sono la mamma di Manuel,tramite Graziella che mi aveva contattato,inviavo una mail per l'evento a testimonianza e solidarietà per le ingiustizie.Maria Ciuffi a Livorno sta organizzando un evento per il 16 gennaio,anticipandomi alcune presenze:la mamma di Carlo Giuliani,di Stefano Cucchi,di Renato Biagetti,di Niki Aprile Gatti,Federico Aldrovandi,
    Attendo ulteriori notizie,ho autorizzato venga esposto nome e foto di mio figlio sugli striscioni che stanno preparando.
    http://www.facebook.com/group.php?v=app_2344061033&gid=80041993542#/event.php?eid=225560813196
    Cordialmente ti abbraccio
    Maria Eliantonio

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