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Non si può morire così...
Stefano Frapporti era un muratore di 48 anni. Il 21 luglio 2009 andava in giro in bicicletta quando è stato fermato da due carabinieri in borghese per un'infrazione stradale. Portato in carcere perché sospettato di spaccio non uscirà mai vivo dalla cella.

Questo blog nasce dalla volontà della famiglia di ottenere chiarezza su quel che è successo a Stefano e per chiedere che venga fatta giustizia.



ASSEMBLEA PUBBLICA TUTTI I MARTEDI' DALLE 20.00 ALLA SEDE DELL'ASSOCIAZIONE "STEFANO FRAPPORTI" IN VIA CAMPAGNOLE 22.

mercoledì 8 settembre 2010

SQUARCI DI REALTÀ CARCERARIA: TRASFERIMENTI E PESTAGGI

Nata per opporsi al silenzio e all’indifferenza sulla morte di Stefano Frapporti – “non si può morire così”, “io non scordo”, “io non archivio”… – la nostra esperienza come assemblea ha incontrato la realtà del carcere. Anche perché è nel carcere di Rovereto che Stefano è stato trovato morto, qualche ora dopo il suo fermo.
Ci siamo mossi a sostegno delle proteste dei detenuti per delle condizioni carcerarie più vivibili. Le lettere che abbiamo ricevuto ci hanno fatto conoscere un mondo che si vorrebbe tenere nascosto e lontano: abusi, sovraffollamento, criminalizzazione della povertà. Abbiamo così scoperto che 2/3 dei detenuti sono dentro per reati di poco conto – insomma povera gente che qualche cambiamento legislativo farebbe uscire subito – e che le cause di tutto ciò sono profondamente sociali.
Le proteste dei detenuti e la solidarietà esterna hanno strappato dei miglioramenti. Il che ha dimostrato che i continui riferimenti da parte dell’amministrazione penitenziaria alla mancanza di personale e mezzi erano dei pretesti.
Se da una parte ha dovuto farsi carico delle ragioni della protesta, dall’altra la direttrice del carcere locale si è vendicata trasferendo lontano da Rovereto – dunque da amici e familiari – due detenute, “colpevoli” di aver mantenuto rapporti di corrispondenza e di solidarietà con l’esterno. Ed è proprio questo che si è voluto colpire: la solidarietà.
Mentre a Rovereto si trasferiscono i detenuti scomodi, altrove – come rivela il comunicato riprodotto sul retro – si eseguono pestaggi. Di fronte a tutto questo, non possiamo girare la testa da un’altra parte.
Oggi, 4 settembre 2010, mentre a Tolmezzo (Udine) si stanno svolgendo dei presìdi per denunciare un ennesimo pestaggio in carcere, vogliamo esprimere anche qui a Rovereto la nostra solidarietà nei confronti dei detenuti e delle loro coraggiose denunce.
Di fronte a simili abusi, noi pensiamo ancora una volta a quello che è accaduto a Stefano. E non ci sentiamo liberi. Ma nemmeno rassegnati. Anzi.

MARTEDÌ 21 SETTEMBRE, DALLE ORE 18,00
PIAZZA LORETO, ROVERETO

PRESIDIO INFORMATIVO SUL CARCERE
CONTRO I TRASFERIMENTI PUNITIVI


assemblea dei familiari, amici e solidali di Stefano Frapporti

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