http://circolocabana.sitiwebs.com/


Non si può morire così...
Stefano Frapporti era un muratore di 48 anni. Il 21 luglio 2009 andava in giro in bicicletta quando è stato fermato da due carabinieri in borghese per un'infrazione stradale. Portato in carcere perché sospettato di spaccio non uscirà mai vivo dalla cella.

Questo blog nasce dalla volontà della famiglia di ottenere chiarezza su quel che è successo a Stefano e per chiedere che venga fatta giustizia.



ASSEMBLEA PUBBLICA TUTTI I MARTEDI' DALLE 20.00 ALLA SEDE DELL'ASSOCIAZIONE "STEFANO FRAPPORTI" IN VIA CAMPAGNOLE 22.

domenica 6 dicembre 2009

Io non scordo Stefano Frapporti

Io non scordo Stefano Frapporti. Così come non scordo Carlo Giuliani, Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi. Potrebbero essere i miei figli, i nostri figli. Quello che mi stupisce è talvolta l’indifferenza o la scarsa memoria che si provano per casi come questi. Ragazzi magari un po’ fragili in questa società sempre più fredda, distante, preoccupata solo del proprio benessere e mai con l’occhio rivolto alle persone più bisognose. Le forze di polizia che dovrebbero, quando hanno in custodia cittadini, assicurare la loro sicurezza e tutelare i loro diritti, molte volte si trasformano in carnefici.
E’ successo palesemente e con tanto di prove per le morti di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi e solo grazie alla determinazione ed al coraggio dei genitori, familiari e amici si è giunti alla verità anche se non ancora ad una doverosa giustizia. Li vedo i volti di questi ragazzi e penso allo strazio delle famiglie, tuo figlio viene fermato, picchiato, non ti è possibile vederlo e poi ti dicono che è morto, trovando delle fragili giustificazioni che si sfaldano davanti all’evidenza delle tumefazioni, delle botte, della mancanza di soccorso. E’ atroce ed è ancora più atroce che queste cose capitino sempre a chi ha commesso piccoli reati; si è mai sentito di qualche boss della mafia picchiato a sangue? O di imputati eccellenti che hanno rubato fior di milioni, che hanno legami con la criminalità organizzata, che hanno corrotto, imbrogliato, eliminato qualche avversario, ce n’è qualcuno che ha avuto anche solo qualche graffio? No, questi signori siedono più facilmente in Parlamento e quindi non devono temere alcunché. E’ la gente comune, quella magari un po’ diversa, che vive al di fuori degli schemi, quella è la gente della quale approfittano questi “tutori” della legge, forti del loro potere e della loro divisa, pensando di uscirne sempre impuniti.
Io penso che se Stefano Frapporti avesse potuto telefonare alla famiglia, sentire la voce amica della sorella o dei fratelli che lo rassicuravano, che gli dicevano che sarebbero arrivati subito non sarebbe precipitato nell’angoscia che lo ha portato a compiere quel gesto estremo. A volte basta poco, una telefonata, un avvocato, rispondere a dei diritti sacrosanti anche perché non ci si trova davanti a criminali, un minimo di attenzione, di sensibilità soprattutto per chi è incensurato come lo era Stefano Frapporti. Stupisce che in una cittadina come Rovereto possano accadere cose simili e stupisce il fatto che l’intera città non abbia provato il bisogno di manifestare il suo sdegno e la sua solidarietà, ma forse anche questi sono valori dimenticati. Speriamo, anche se ci credo poco, che queste giovani vite spezzate abbiano giustizia: è quello che chiediamo e continueremo a chiedere, partecipiamo in tanti alla fiaccolata di stasera e dimostriamo che questa città non è indifferente o occupata a fare altro, ma è vicina alla famiglia di Stefano. Nives Merighi

Il Trentino, 06/12/2009

Nessun commento:

Posta un commento