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Non si può morire così...
Stefano Frapporti era un muratore di 48 anni. Il 21 luglio 2009 andava in giro in bicicletta quando è stato fermato da due carabinieri in borghese per un'infrazione stradale. Portato in carcere perché sospettato di spaccio non uscirà mai vivo dalla cella.

Questo blog nasce dalla volontà della famiglia di ottenere chiarezza su quel che è successo a Stefano e per chiedere che venga fatta giustizia.



ASSEMBLEA PUBBLICA TUTTI I MARTEDI' DALLE 20.00 ALLA SEDE DELL'ASSOCIAZIONE "STEFANO FRAPPORTI" IN VIA CAMPAGNOLE 22.

mercoledì 11 novembre 2009

L'assemblea per Stefano scrive alla famiglia Cucchi

Rovereto, 9 novembre 2009

Siamo qui anche noi basiti nell'apprendere che è successo ancora. Siamo della gente trentina e stiamo combattendo anche noi a Rovereto, una cittadina di montagna, per avere delle risposte sulla morte, per niente chiara, di Stefano Frapporti.
Ci uniamo a voi “sorella, fratelli, amici e solidali” nello sgomento di quanto è successo e ci permettiamo di unirci al vostro dolore che anche noi abbiamo vissuto e che sarà sempre vivo. Vi porgiamo il nostro cordoglio, siamo partecipi allo sbigottimento che state provando ma anche alla rabbia e alla lotta che ci accomuna per cercare di apprendere quanto è successo.
Ci avvaliamo del diritto di sapere cosa di sicuramente oscuro è capitato.
Un figlio, un fratello, un amico, una persona che viene sottratta alla vita in non si sa quali circostanze, ci avvicina a voi.
Non sentitevi soli in questa battaglia, con questa rabbia che logora, combattiamo se volete insieme. Siamo tutti figli di questa terra e abbiamo il diritto di vivere e morire secondo un codice che non ci può essere imposto da nessuno.
Purtroppo Stefano, il vostro figliolo, e altri dei quali non si sa neanche il nome, ci dicono che è ora che ci si muova.
Parliamo tutti di quello che sta succedendo in questo paese, facciamo sentire il rimbombo di questo sdegno, non facciamo finta di niente!
Siamo vivi anche per difendere i nostri compagni.
E' ora di agire perché non deve succedere mai più che anche altri si sentano con le spalle al muro, indagati, terrorizzati, perseguitati, oppressi e “desaparecidos”.
Siamo persone che vogliono vivere libere, serene, senza paura, siamo tanti e anche voi con noi.

Vi doniamo un abbraccio e portiamo in alto la nostra bandiera che è quella di sensibilizzare le persone e di urlare sempre: "NON SI PUO' MORIRE COSI'".

Parenti, amici e solidali di Stefano Frapporti, per noi sempre vicino “CABANA”

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