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Non si può morire così...
Stefano Frapporti era un muratore di 48 anni. Il 21 luglio 2009 andava in giro in bicicletta quando è stato fermato da due carabinieri in borghese per un'infrazione stradale. Portato in carcere perché sospettato di spaccio non uscirà mai vivo dalla cella.

Questo blog nasce dalla volontà della famiglia di ottenere chiarezza su quel che è successo a Stefano e per chiedere che venga fatta giustizia.



ASSEMBLEA PUBBLICA TUTTI I MARTEDI' DALLE 20.00 ALLA SEDE DELL'ASSOCIAZIONE "STEFANO FRAPPORTI" IN VIA CAMPAGNOLE 22.

domenica 8 novembre 2009

«Frapporti, sui verbali abbiamo molti dubbi»

Gli avvocati della famiglia presentano una memoria


I legali chiedono alla procura ulteriori accertamenti sul caso dell’artigiano di Isera trovato morto in cella poche ore dopo l’arresto. Nel documento si parla di tre testimoni che negherebbero sia la perquisizione corporale sia la mancata fermata all’«alt»


Da settimane, durante cortei e presidi in memoria di Stefano Frapporti, familiari e amici parlano apertamente dei loro dubbi sulla vicenda. E fin da subito, sulla tragica morte dell'artigiano d'Isera, trovato senza vita in cella a poche ore dall'arresto per detenzione di droga, le loro perplessità si concentravano sul verbale d'arresto. Ora queste perplessità sono state messe nero su bianco: i legali della famiglia hanno presentato una memoria in procura in cui sottolineano ciò che, a parer loro, in tutta questa storia non tornerebbe. È, in sostanza, una lunga serie di domande precedute però da una premessa: di quell'arresto ci sarebbero dei testimoni. Tre, per la precisione. Tre persone che, quel 21 luglio, sarebbero state davanti al bar "Bibendum" e avrebbero visto cos'è accaduto. Un racconto, quello fatto da queste persone agli avvocati della famiglia Frapporti, che non collimerebbe con quanto scritto sugli atti ufficiali. Tra gli interrogativi, innanzi tutto la modalità dell'intervento. Dal verbale si evince che Frapporti sarebbe stato fermato mentre andava in bicicletta in via Campagnole: non avendo ubbidito all'alt imposto dai carabinieri, in quel momento nei pressi del bar per un controllo, sarebbe da loro stato inseguito e successivamente fermato. A quel punto sarebbe stato perquisito, per capire se avesse addosso della droga, e solo poi sarebbe stato accompagnato in caserma. Questo dice il verbale. Ma i testimoni, ai legali della famiglia, hanno raccontato un'altra storia: i carabinieri, in borghese e in auto, non sarebbero stati fermi davanti al bar, ma sarebbero arrivati in un secondo tempo, dalla direzione opposta a quella di Frapporti. Fermata la macchina uno dei due sarebbe sceso e avrebbe bloccato l'artigiano d'Isera senza intimargli l'alt. E quindi - stando alla ricostruzione di questi tre testimoni - senza doverlo inseguire. Con lui avrebbero parlato di un semaforo rosso non rispettato e lo avrebbero portato in caserma, senza però prima procedere alla perquisizione corporale. Contestata, inoltre, anche la perquisizione in casa: i familiari non avrebbero riscontrato i segni di alcun passaggio nell'abitazione. Nomi dei testimoni e memoria difensiva sono da giorni sulla scrivania del pm, che ora dovrà valutare la rilevanza delle eventuali dichiarazioni e l'attendibilità di chi le offre. Nell'attesa, il gruppo che sostiene la famiglia Frapporti prosegue le sue attività: ieri si è svolto il mercatino, mentre si prepara uno spettacolo teatrale:«Vogliamo sensibilizzare la gente su questo dramma» spiegano.

L'Adige 08.11.2009

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