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Non si può morire così...
Stefano Frapporti era un muratore di 48 anni. Il 21 luglio 2009 andava in giro in bicicletta quando è stato fermato da due carabinieri in borghese per un'infrazione stradale. Portato in carcere perché sospettato di spaccio non uscirà mai vivo dalla cella.

Questo blog nasce dalla volontà della famiglia di ottenere chiarezza su quel che è successo a Stefano e per chiedere che venga fatta giustizia.



ASSEMBLEA PUBBLICA TUTTI I MARTEDI' DALLE 20.00 ALLA SEDE DELL'ASSOCIAZIONE "STEFANO FRAPPORTI" IN VIA CAMPAGNOLE 22.

venerdì 15 luglio 2011

DUE ANNI SENZA STEFANO ......



Perchè non succeda mai più.
Il 21 luglio 2009, Stefano Cabana Frapporti gira per la città con la sua bici. Sta per recarsi a cena da amici...
Ma quella sera alle 18.50, in via Campagnole, la sua strada si incrocia con quella di due carabinieri, Lanzalotto e Incandela della vicina caserma.
Quella sera , in una cella del carcere di via Prati, Stefano è morto.
Su cosa sia successo nel frattempo ognuno si è fatto una sua idea.
Molti di noi pensano che se non si fosse trovato da solo in balia di due carabinieri particolarmente aggressivi, come alcuni testimoni hanno riferito, Stefano sarebbe ancora vivo.
Perchè così non si muoia mai più abbiamo deciso di aprire un circolo in cui ritrovarci per discutere di carcere, di violenza poliziesca, di solidarietà, di amicizia. Il caso ha voluto che trovassimo disponibile uno spazio proprio in via Campagnole a pochi metri da dove è cominciata la tragica vicenda di Stefano.
Fosse già esistito all'epoca il circolo, Stefano sarebbe probabilmente ancora vivo.
Questo ci ha detto che perchè così non si muoia mai più bisogna “esserci”: vivere la città, conoscere i suoi abitanti, i nostri problemi, le nostre paure, parlarsi.
Perchè così non si muoia mai più vogliamo imparare ad ascoltare per capire come intervenire quando si ripresentano situazioni come quella che ha vissuto Stefano.
Abbiamo pensato quindi di raccogliere le testimonianze anche anonime di abusi da parte delle forze dell'ordine nei confronti di tutti gli “Stefano” che girano per rovereto all'indirizzo via Cabana (ex via campagnole), 22.
Queste informazioni ci serviranno in quanto dal 21 settembre sarà attivo un numero di telefono per le emergenze abusi delle forze dell'ordine in città. Se riuscissimo ad evitare anche un solo caso di abuso, ne sarà valsa la pena.
Anche Stefano, probabilmente, la penserebbe così.

1 commento:

  1. Caso Rasman , volete la VERITà??? Il custode Polanz che lavora per il centro salute mentale di Domio, è il primo che dovrebbe spiegare perchè ha chiamato qualcuno già alle ore 19.45 come dice lui quindi prima dello scoppio dei 2 petardi alle ore 20,secondo chi ha scritto il biglietto di morte l' avv. Bossi DOVREBBE SPIEGARE PERCHè HA SCRITTO QUEL BIGLIETTO?? e perchè prima e dopo la morte di Richi ha continuato a fare causa alla famiglia Rasman per aver diritto di passaggio sul terreno dei Rasman se ora si è fatta sul suo terreno un' altra strada, cosi'ora a 4 strade?? e il Comune di s. Dorligo con L'Ezit dovrebbero spiegare perchè dal 1997 non hanno mai detto ai Rasman che l'appoggiavano perchè il loro obbiettivo era di costruire una strada urbanistica? Sarà perchè come disse Miraz quella sera Riccardo era uno schiavo - dispregiativo per dire che siamo Istriani'? uno del consiglio comunale ci disse tutti gli Istriani li manderemo via da QUI.

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