Le morti “oscure” di cui stiamo parlando in questi incontri, purtroppo, non sono un fatto nuovo. La storia dello Stato italiano è costellata di morti “sospette”, avvenute in carcere così come in caserme o questure, archiviate come suicidi o ufficialmente prodotte da fatali cadute (da finestre, scale, ... e così via). In qualche caso queste morti hanno suscitato, soprattutto da parte dei familiari, indignazione, denunce, lettere ai giornali, richieste per accertare una verità che molto spesso era scritta su quei corpi, risultato palese di violenze inferte su persone ristrette fisicamente. Da parte delle istituzioni la risposta, nel migliore dei casi, è stata quella di delegare le indagini alla magistratura, con la consapevolezza di poter facilmente ottenere un’archiviazione. Non c’è notizia di alcuna autorità istituzionale che, di fronte al recente aumento di queste morti nonché all’uso esplicito e ricorrente della violenza da parte delle forze dell’ordine, abbia pensato di rinunciare all’incarico per motivi di coscienza.
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giovedì 29 luglio 2010
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