Da otto mesi a Rovereto (Trento) sta accadendo. Persone diverse tra loro – per idee, per esperienze, per percorsi di vita – s’incontrano ogni settimana, accomunati da qualcosa di semplice e apparentemente poco normale. Una volontà, un sentimento, un impegno che stanno tutti in queste parole: “Non si può morire così”.
In fondo la morte di Stefano Frapporti, ucciso da un arresto il 21 luglio 2009, a Rovereto, avrebbe potuto cadere nel silenzio e nell’indifferenza generali, come un tragico lutto privato. Purtroppo le ingiustizie, i soprusi, le sopraffazioni sono fatti normali, tremendamente normali. E normale è rassegnarsi. “Cosa posso farci io?”, ci si chiede, e in questa domanda spesso la coscienza, sola di fronte alla normalità del mondo così com’è, rinuncia a se stessa. ...
Per visualizzare tutto il documento clicca qui :
domenica 18 aprile 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento